Dalla coltivazione di bamboo uno strumento per mitigare la Co2 emessa dalle aziende. Se ne è parlato a Rimini in un convegno promosso da specialisti del settore e consulenti per le imprese, anche alla luce dei nuovi obblighi e traguardi in termini di sostenibilità: “Mitigare le emissioni di Co2. Il goal verde di ogni impresa“.
Aziende a emissioni neutre di andiride carbonica nell’aria grazie ai campi di bamboo. È l’innovativo progetto legato alla graminacea portato avanti dall’azienda riminese Bamboopro, in collaborazione con Energika che si occupa di audit energetico e Skema consulenza aziendale che promuove invece i non financial reporting per le imprese.
Una volta calcolata la produzione di anidride carbonica, spiega il fondatore di Bamboopro Fabrizio Pecci, si mette in campo un progetto di compensazione con la coltivazione di bamboo, in base al quale una piattaforma blockchain produce token, un attestato per l’azienda con il numero di tonnellate di Co2 che vengono stoccate e che vanno a riequilibrare il bilancio di sostenibità. Si tratta dunque, aggiunge, di “un investimento per migliorare l’immagine dell’azienda, aumentare mercato e fatturato, migliorare la reputazione” e non di “ecologismo di facciata. Il tutto– sottolinea- senza investimenti esorbitanti”: infatti compensare la Co2 pesa tra lo 0,2% e l’1% del fatturato per una media dello 0,5%: dunque su 100 euro, 50 centesimi.
Delle proprietà del bamboo si occupa da anni Francesco Pittau che insegna al Politecnico di Milano: sulle emissioni di Co2, argomenta, “nonostante i paletti non sta succedendo nulla, infatti stanno aumentando e il problema vero sarà l’Africa“. Sull’efficientamento energetico, prosegue, “siamo troppo in ritardo” e comunque “da solo non basta a fermare le emissioni”. Insomma, “la stretta relazione tra Pil e Co2 è un grosso limite alla transizione” e le tecnologie per riassorbire Co2 sono vegetali, dunque piantumazione di vegetali. Ma il tempo di crescita, per esempio delle conifere, può essere un problema. Senza dimenticare che aumentare le foreste è in contrasto con l’espansione urbana.
Ecco perchè “il bamboo è molto interessante”, sottolinea: è una graminacea e cresce rapidamente, ha una densità molto elevata e permette di stoccare Co2 in minore spazio. Inoltre non si va in competizione con l’ambiente naturale. Numeri alla mano una foresta di conifere stocca circa 730 tonnellate di Co2 per ettaro, una di bamboo 2.850, la maggior parte nel terreno. Un ettaro in 25 anni rimuove 7.100 tonnellate di Co2. Senza dimenticare il contributo degli sfalci e il supporto ai materiali da costruzione.
Sullo stato di salute dell’aria in regione, aggiorna Simonetta Tugnoli di Arpae: nel 2019 si è registrato un calo delle emissioni del 19% rispetto al 1990. Però su circa 40.000 chilo tonnellate di Co2 equivalenti ne sono state assorbite 2.000. I Comuni, rimarca, possono aderire al patto dei sindaci per la decarbonizzazione, definendo l’impronta di carbonio che tiene insieme emissioni dirette, indirette e dovute al valore aziendale. Proprio della carbon footprint e di audit energetico si occupa Energika: il cofondatore Agostino De Maurizi mette in luce che attraverso l’audit, obbligatorio per le grandi aziende, si può puntare su “un consumo energetico sostenibile, dato che ricostruisce i consumi e individua le criticità da migliorare per ottimizzarli”. La collaborazione con Bamboopro e Skema, conclude, “va a promuovere progetti ambientali di compensazione delle emissioni con i bambuseti”.
Fonte: newsrimini.it